La sorgente sismogenetica Barrea
Descrizione della faglia
La struttura sismogenetica “Barrea” è una sorgente sismica individuale ed è catalogata dall’INGV con la sigla ITIS028. Uno schema indicante approssimativamente la sua traccia è riportato in figura 1
Figura 1 - Traccia della struttura sismogenetica “Barrea”
La struttura ha una lunghezza di 10 km, una larghezza di 7.5 km, una profondità compresa tra 5.0 e 10.7 km ed una inclinazione rispetto al piano orizzontale di 50°, essendo una faglia di tipo diretto.
Il movimento è compreso tra 0.1 e 1.0 mm/anno ed in occasione dell’ultimo evento sismico lo slittamento ha raggiunto quasi i 30 centimetri.
Aspetti geologici
Le caratteristiche giaciturali fanno ipotizzare che trattasi di una faglia diretta; non è del tutto esclusa una componente laterale del movimento. A questa conclusione si può giungere dallo studio delle scosse successive a quella del 7 maggio 1984: in Appennino, distribuzione simili si riscontrano in strutture sismogenetiche non coassiali, ma cinematicamente compatibili.
Aspetti sismici
L’ultimo terremoto generato da questa faglia si è verificato il 7 maggio 1984 mentre la data del penultimo terremoto è incerta. La massima magnitudo generabile è stimata in 5.8
Il tempo di ritorno è stimato da 270 a 2700 anni
Questioni aperte
Il terremoto del 7 maggio 1984 è stato registrato in un’area piuttosto vicino alla struttura dell’Aremogna - Cinque Miglia (dati qui), faglia attiva ma che non sembra aver generato terremoti in tempi storici: gli studi mirano ad individuare eventuali relazioni spaziali tra queste due strutture sismogenetiche. L’11 maggio 1984, pochi giorni dopo il terremoto del 7 maggio, si è verificata un’altra importante scossa con epicentro a pochissimi chilometri di distanza dal primo: la questione è se questi due terremoti possano essere descritti come una “coppia sismica” con la seconda provocata dalla faglia “secondaria” collegata alla struttura principale di Barrea. Infine, tra questa sorgente e quella del Bacino del Fucino (dati qui) si riscontra un “gap sismico” di circa 10-15 km sostanzialmente senza alcuna sismicità per tutto l’Olocene.
Ulteriori informazioni
Studi di Bosi del 1975 evidenziano la presenza di faglie “probabilmente attive” e di piccole dimensioni (< 6 km) sul lato nordorientale dei Monti della Meta.