L’attività sismica a Sora dal 2006 ad oggi
Introduzione
Nell’area della Valle latina (Frosinone, Lazio meridionale) intorno alla città di Sora si sono verificati 7 terremoti di magnitudo superiore a 5:
- Sora, gennaio 1771: magnitudo 5,10
- San Donato Valcomino, 12 o 17 luglio 1873: magnitudo 5,40
- Settefrati, 6 dicembre 1874: magnitudo 5,47
- Alvito, 8 ottobre 1876: magnitudo 5,17
- Alvito, 31 luglio 1901: magnitudo compresa tra 5,16 e 5,29
- Campoli Appennino, 29 dicembre 1922: magnitudo compresa tra 5,24 e 5,60
- Monti della Meta, 11 maggio 1984: magnitudo 5,47
Considerando
che il primo terremoto di cui si ha notizia si è verificato nel 1771 e l’ultimo
nel 1984 si registra una frequenza di circa un
terremoto con magnitudo superiore a 5 ogni 30 anni.
Si presume pertanto che in questo settore insista una faglia sismogenetica, che però non è stata ancora individuata, classificata e studiata.
Diversi autori stimano che la magnitudo massima attesa sia pari a 6,5: si ritiene che un terremoto con questa magnitudo (1654) sia invece ascrivibile ad una ulteriore struttura posta ad ovest della presente e denominata dallo scrivente “Faglia presunta Veroli”.
La magnitudo massima attesa della faglia Sora, pertanto, sarebbe pari a circa 5,60 anche se non si esclude una relazione cinematica tra le due strutture, piuttosto vicine.
Inoltre, questa area con relativa faglia è all’interno della zona di “lacuna sismica” compresa tra Trasacco (AQ) e Sora (FR). Questo settore è caratterizzato dall’assenza di terremoti significativi (M>5,5) dall’anno 1.000 pur in presenza di 3 sorgenti sismogenetiche certe e 3 sorgenti sismogenetiche presunte, tra le quali quella in esame.
In questo articolo viene analizzata l’attività sismica di questo territorio, verosimilmente generata dalla struttura sismogenetica presunta in esame e registrata dalle strumentazioni dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (la fonte dei dati è il sito del Centro Nazionale Terremoti) dal 1° gennaio 2006 ad oggi.
Figura 1 – Epicentri terremoti master (in rosso) e terremoti minori (in blu). Con la stella rossa è indicato l’epicentro del terremoto di magnitudo massima (5,60)
Numero di terremoti mensili
Nel periodo monitorato sono stati registrati 1.822 terremoti, pertanto, mediamente si registrano circa 8 terremoti al mese; il mese di settembre, con 4 eventi, sta facendo finora registrare un’attività inferiore alla media. Il numero massimo di terremoti mensili è stato pari a 340 nel mese di ottobre del 2009 e degne di nota sono anche le attività dei mesi di maggio 2011 e novembre 2019 (figura 2). Nell’ultimo anno emergono i 71 eventi registrati nel novembre 2023 (figura 3).
Figura 2 – Numero terremoti mensili dal 2006 ad oggi
Figura 3 – Numero terremoti mensili ultimo anno
Nel grafico di figura 4 è riportata la media cumulata del numero di terremoti mensili, quella cioè ottenuta mediando il numero di terremoti di tutti i mesi precedenti a quello in esame. L’attività media mensile mostra un andamento caratterizzato da un costante aumento fino ad agosto 2009, quindi un sensibilissimo incremento dell’attività fino a novembre 2009 seguito da un periodo di riduzione cui segue un nuovo incremento importante nel maggio 2011 cui segue un periodo di sostanziale decremento intervallato da piccoli incrementi nel luglio del 2015 e nel febbraio del 2020. In linea generale allo stato attuale l’attività risulta in diminuzione. Il dettaglio relativo all’ultimo anno mostra, al contrario, una tendenza all’incremento dell’attività (figura 5).
Figura 4 – Media cumulata terremoti mensili dal 2006
Figura 5 – Media cumulata terremoti mensili ultimo anno
Evoluzione magnitudo dei singoli eventi
La magnitudo media degli eventi finora registrati è pari a 1,255 ed il valore massimo è stato pari a 4,4 (7 novembre 2019).
La maggior parte dei terremoti (57,9%) ha fatto registrare magnitudo comprese tra 1 e 2; non trascurabile la presenza di eventi con magnitudo molto bassa (35,7%). Il valore minimo registrato è stato pari a 0,1 relativo a 3 terremoti.
L’andamento della magnitudo nel tempo mostra un tipico andamento sinusoidale con 2 culmini (aprile 2012 e luglio 2022) e due minimi relativi (aprile 2008 e giugno 2017). Emerge pertanto una “lunghezza d’onda” pari a circa 10 anni. La curva, in fase discendente, dovrebbe raggiungere il nuovo minimo indicativamente nella seconda metà del 2027 (figura 6).
Figura 6 – Evoluzione magnitudo dei singoli eventi
Magnitudo media mensile
Mediamente la magnitudo mensile è pari a 1,217; finora la magnitudo media di settembre (1,600) mostra pertanto un valore superiore alla media (questo valore è il maggiore dell’ultimo anno). Il valore massimo è stato registrato nel mese di marzo del 2012 con una media di 2,500 (figura 7).
Figura 7 – Magnitudo media mensile dal 2006
Figura 8 – Magnitudo media mensile ultimo anno
Nel grafico di figura 9 è riportata la media cumulata calcolata in modo analogo a quella relativa al numero di terremoti mensili. Si registra una sensibile diminuzione fino gennaio 2011, quindi un lieve incremento fino a giugno 2013 cui è seguita una diminuzione fino a gennaio 2019 momento dal quale si registra sostanziale stabilità. Il dettaglio dell’ultimo anno di attività (figura 10) mostra al contrario una evidente tendenza all’aumento.
Figura 9 – Media cumulata magnitudo media mensile dal 2006
Figura 10 – Media cumulata magnitudo media mensile ultimo anno
Magnitudo massima mensile
Mediamente, la magnitudo massima mensile mostra un valore pari a 1,729; il mese di settembre, con 2,9, fa pertanto registrare finora un valore superiore alla media. Come detto, il valore massimo, pari a 4,400, è stato registrato nel mese di novembre del 2019 (figura 11). Non trascurabili altresì 7 eventi con magnitudo superiore a 3.
Figura 11 – Magnitudo massima mensile dal 2006
Figura 12 – Magnitudo massima mensile ultimo anno
Nel grafico di figura 13 è riportata la media cumulata calcolata in modo analogo a quella relativa al numero di terremoti mensili. Si registra un andamento irregolare fino a novembre 2008, quindi una chiara tendenza all’aumento fino al luglio 2011 seguito da una diminuzione fino a febbraio 2018 dal quale è iniziata una lieve tendenza all’aumento tuttora in corso, evidenza chiaramente confermata anche dal dettaglio dell’ultimo anno di attività (figura 14).
Figura 13 – Media cumulata magnitudo massima mensile dal 2006
Figura 14 – Media cumulata magnitudo massima mensile ultimo anno
Profondità ipocentri
La maggior parte degli ipocentri (51,3%) è localizzata ad una profondità tipicamente appenninica (tra 8 e 12 km). La profondità media è pari a 10,9 con il valore minimo di 1,0 km e massimo di 31,2 km.
Figura 15 – Distribuzione profondità ipocentri