L’attività sismica della struttura sismogenetica Barrea (Abruzzo, Italia centrale) dal 2006 ad oggi
Introduzione
Il territorio del comune di Barrea (L’Aquila, Abruzzo – Italia centrale) è interessato dalla presenza di una struttura sismogenetica, omonima, e identificata con la sigla ITIS028. L’ultimo terremoto generato da questa faglia si è verificato il 7 maggio 1984 mentre la data del penultimo terremoto è incerta.
La massima magnitudo generabile è stimata in 5,8.
Il tempo di ritorno è stimato da 270 a 2700 anni.
Inoltre, questa area con relativa faglia è all’interno della zona di “lacuna sismica” compresa tra Trasacco (AQ) e Sora (FR). Questo settore è caratterizzato dall’assenza di terremoti significativi (M>5,5) dall’anno 1.000 pur in presenza di 3 sorgenti sismogenetiche certe, tra le quali quella in esame, e 3 sorgenti sismogenetiche presunte.
In questo articolo viene analizzata l’attività sismica di questo territorio, verosimilmente generata dalla struttura sismogenetica in esame e registrata dalle strumentazioni dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (la fonte dei dati è il sito del Centro Nazionale Terremoti) dal 1° gennaio 2006 ad oggi.
Figura 1 – Epicentri terremoti master (in rosso) e terremoti minori (in blu)
Numero di terremoti mensili
Mediamente si registra molto meno di un terremoto al mese (0,3) e pertanto finora il mese di settembre, con 0 eventi, sta facendo registrare un’attività in linea con la media. Il numero massimo di terremoti mensili è stato pari a 22 nel mese di giugno del 2024 (figura 2).
Figura 2 – Numero terremoti mensili dal 2006 ad oggi
Figura 3 – Numero terremoti mensili ultimo anno
Nel grafico di figura 4 è riportata la media cumulata del numero di terremoti mensili, quella cioè ottenuta mediando il numero di terremoti di tutti i mesi precedenti a quello in esame. L’attività media mensile mostra un andamento caratterizzato da diversi aumenti dell’attività seguiti da costanti diminuzioni fino al sensibile incremento del giugno 2024 (tendenza ben evidenziata anche dal grafico relativo all’ultimo anno monitorato).
Figura 4 – Media cumulata terremoti mensili dal 2006
Figura 5 – Media cumulata terremoti mensili ultimo anno
Evoluzione magnitudo dei singoli eventi
I valori della magnitudo mostrano sostanziale stabilità con l’ultimo picco verificatosi all’inizio del mese di giugno del 2024 (figura 6).
Figura 6 – Evoluzione magnitudo dei singoli eventi
Magnitudo media mensile
Mediamente la magnitudo mensile è pari a 1,191; finora la magnitudo media di settembre non è classificabile non essendo stato registrato alcun evento. Il valore massimo è stato registrato nel mese di marzo del 2006 con una media di 3,100 (figura 7).
Figura 7 – Magnitudo media mensile dal 2006
Figura 8 – Magnitudo media mensile ultimo anno
Nel grafico di figura 9 è riportata la media cumulata calcolata in modo analogo a quella relativa al numero di terremoti mensili. Si registra una sensibile diminuzione fino al maggio 2012, che poi è continuata fino ad oggi anche se con pendenza decisamente inferiore, evidenza sostanzialmente confermata anche dal grafico di dettaglio dell’ultimo anno di attività.
Figura 9 – Media cumulata magnitudo media mensile dal 2006
Figura 10 – Media cumulata magnitudo media mensile ultimo anno
Magnitudo massima mensile
Mediamente, la magnitudo massima mensile mostra un valore pari a 1,260; il mese di settembre non avendo fatto registrare ancora nessun evento non è classificabile. Il valore massimo, pari a 3,100, è stato registrato nel mese di marzo del 2006 (figura 11).
Figura 11 – Magnitudo massima mensile dal 2006
Figura 12 – Magnitudo massima mensile ultimo anno
Nel grafico di figura 13 è riportata la media cumulata calcolata in modo analogo a quella relativa al numero di terremoti mensili. Si registra una tendenza alla diminuzione fino a dicembre 2017 seguita da un periodo di sostanziale stabilità, evidenza confermata anche dal grafico di dettaglio dell’ultimo anno.
Figura 13 – Media cumulata magnitudo massima mensile dal 2006
Figura 14 – Media cumulata magnitudo massima mensile ultimo anno
Profondità ipocentri
La maggior parte degli ipocentri (54%) è localizzata ad una profondità tipicamente appenninica (tra 8 e 12 km). La profondità media è pari a 11,5 e l’intervallo di variazione è compreso tra 5,9 e 15,3 km.
Figura 15 – Distribuzione profondità ipocentri