Questa raccolta contiene grandi classici del genio dell’orrore Edgar Allan Poe i cui titoli, perlomeno, sono noti quasi a tutti. Non ho redatto classifiche, ma semplicemente suddiviso i racconti in due grandi insiemi: quelli che rileggerò ad libitum finché avrò luce negli occhi e quelli che mi sono piaciuti di meno.

Nel primo gruppo rientrano, senza indugio alcuno: Il gatto nero, La sepoltura prematura, Il cuore rivelatore, Il pozzo e il pendolo. Nel secondo si posizionano: La caduta della Casa Usher, Una discesa nel Maelstrom, Il manoscritto trovato in una bottiglia (non male anche la omonima canzone dei Police!)

Il gatto nero è molto più che un romanzo dell’orrore: è un viaggio nei più reconditi meandri della psiche umana, uno scritto di elevato spessore. Un uomo è ossessionato dal suo gatto nero, lo odia ma allo stesso tempo non riesce a separarsene, e lo sevizia, brutalmente. Sembra di udire, sfogliando le pagine, il lamento della povera bestiolina martoriata. Ma tutti i nodi vengono al pettine, in un modo fantastico, sublime, clonato tra l’altro anche da molti sceneggiatori di serie tv poliziesche degli anni ’70 che dal finale hanno attinto a piene mani (vedasi ad esempio il tenente Frank Colombo).

La sepoltura prematura è un classicone di Edgar Allan Poe: l’ossessione di essere sotterrato a seguito di morte apparente è un must dei racconti horror, ma nessuno tratta meglio l’argomento del talento statunitense. La descrizione degli stratagemmi messi in atto dal protagonista per evitare un destino così terribile sono minuziosi e intriganti, l’evoluzione e la conclusione del racconto sono geniali!

Il cuore rivelatore riprende il tema de Il gatto nero, trattandolo però con una certa innovazione: ma il dramma psicologico del protagonista ed il suo destino seguono le stesse tortuose e terribili strade. La descrizione dell’occhio, il battere ritmico del cuore e la risata isterica del protagonista sono da incorniciare.

Infine, Il pozzo e il pendolo è sicuramente il racconto che più ha ispirato gli scrittori successivi a Poe: ne fu anche realizzato, negli anni ’80, un simpatico gioco da tavolo (ne ricordo vagamente la pubblicità televisiva durante il periodo natalizio) ed il motivo di tanto successo lo si comprende già leggendo le prime righe. Il buio, il terrore, l’ingiustizia umana, il voler prolungare l’agonia del condannato non contentandosi di una “semplice” morte. Fino all’inaspettato e, direi, poco Poeniano finale. Ma EAP può!

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