Chi ha avuto modo di leggere “Il lupo di Cartellino” avrà inteso che, nella letteratura horror, quello del lupo mannaro è il tema che più mi affascina

Storie di lupi mannari

Inauguriamo il filone “Lupi mannari” del Circolo letterario “Il gallo Ciociaro” con la recensione della raccolta “Mal di luna” nella collana “Tascabili economici Newton”. Chi ha avuto modo di leggere “Il lupo di Cartellino” avrà inteso che, nella letteratura horror, quello del lupo mannaro è il tema che più mi affascina: sarà per le storie sentite fin da ragazzo, per il fascino della figura del lupo o per l’orrore che richiama la trasformazione dell’uomo in bestia, ma non riesco a resistere e, appena vedo un testo che parla di licantropia, devo leggerlo. La raccolta “Mal di luna” è piuttosto particolare, essendo introdotta da una ampia e utilissima dissertazione sulla mitologia degli uomini lupo di Gianni Pilo e caratterizzata da tre racconti completamente differenti tra di loro. Affrontano infatti il tema da prospettive diverse dando nuova linfa ad un interesse che è lento a sopirsi: nel primo la licantropia viene trattata dal punto di vista femminile, nel secondo si approfondiscono le superstizioni e le maldicenze serpeggianti nei piccoli borghi e nel terzo si spiega l’origine del mito. Ma prima di parlare dei bellissimi racconti di Eadie, Stone e Pilo è d’uopo una breve introduzione sul cosa sono i lupi mannari e come si rimani avvinti da questa millenaria maledizione.

I lupi mannari: cosa sono, come ci si può difendere, come ucciderli

Intanto occorre precisare che la massa dell’uomo, nella orrenda trasformazione, non cambia: un gigante giocatore di pallacanestro produrrebbe un lupo mannaro di due metri, mentre risulterà più piccolino se a trasformarsi sarà una gracile giovincella. Quali sono gli strumenti di difesa dal terribile mostro? Oltre al celeberrimo argento, utile per l’uccisione della bestia, nella malaugurata ipotesi ci si imbatta in un lupo mannaro, per potergli sfuggire è necessario rifugiarsi in un campo di segale o in una chiesa. Mentre il primo è un cereale molto diffuso (ma occorre essere braccati nel semestre caldo) il secondo, di notte soprattutto, è sempre ben chiuso. Vi sono però anche sistemi per immobilizzare il mostro: circondarlo di aconito o di spade d’acciaio con le punte tutte rivolte verso di esso. Paradossalmente, le seconde sembrerebbero più reperibili del primo. L’aconito, questo sconosciuto! Chi lo ha mai sentito nominare? Si tratta di un bel fiore violaceo, anche detto curiosamente strozzalupi, fortemente tossico e diffuso esclusivamente sulle alte cime delle Alpi, quindi poco utile nelle vaste terre di Ciociaria. Ma la migliore difesa passiva sembra essere un pentagono disegnato sul terreno, ancora meglio se ai cinque vertici sono stati posti dei candelabri: rifugiandosi all’interno di questa figura geometrica è impossibile essere aggrediti dal lupo mannaro (anche se Gianni Pilo, nel suo bellissimo Azuna, ci dimostrerà che, purtroppo, non sempre è così). Infine, le informazioni utili per uccidere il mostro: occorre trafiggerlo con un’arma forgiata d’argento, metallo da secoli considerato l’elemento puro per eccellenza, con cui fu realizzata l’armatura del nobile cavaliere Parsifal, e strettamente legato alla Luna, come la bestia; oppure si deve attuare un particolare rituale che deve essere messo in atto per riportare il licantropo ad una vita normale. Più nel dettaglio, è necessario, alla mezzanotte del plenilunio con il cielo perfettamente sgombro da nubi, recarsi al centro di un bosco di abeti. Il piccolo dettaglio, però, è che non si deve essere da soli, ma in compagnia del lupo: quindi va tracciato sul suo petto, all’altezza del cuore e con un coltello in argento, una stella a cinque punte mentre si pronuncia una ben precisa frase rituale. Ma ora bando alle ciance è il tempo di parlare dei racconti di “Mal di luna”

La maledizione della strega

Josseline, piccolo borgo rurale della Bretagna: due pittori si attardano nella brughiera per catturare le splendide luci del tramonto e si ritrovano a vagare nel bosco colti dall’oscurità. Vengono assaliti da un branco di lupi e, nel tentativo di rifugiarsi su uno sperone roccioso, si imbattono in un grandissimo lupo grigio, che scaccia prontamente i suoi fratelli e salva i due malcapitati. Subito dopo, ecco comparire dal folto del bosco una bellissima ragazza, in abiti succinti: uno dei due artisti si invaghisce di lei e dopo pochi mesi la sposa. Il notaio del paese narra all’altro pittore della terribile maledizione lanciata da una strega nei confronti delle donne del villaggio: queste non avevano ascoltato le sue suppliche e avevano causato la morte del suo pargolo. Da quel giorno, tutte le giovani di Josseline sarebbero diventate lupe mannare ed avrebbero divorato i primogeniti delle compaesane. La vicenda si sposta nelle campagne inglesi, con pecore sbranate da bestie enormi e tracce di grossi lupi che entrano nelle case senza uscirne: ma un tenero fagottino di pochi mesi avrà la meglio sull’odio ancestrale ed il finale sorprenderà per l’originalità della figura del lupo mannaro al femminile.

La mano

Scritto da una fuoriclasse americana dello stile gotico, è il racconto che più si avvicina al mio “Il lupo di Cartellino”: sarà per la nebbia, o per la vicenda che si snoda tra boschi in novembre o anche per l’orrore causato dalle maldicenze di perbenisti che, dopo ipocrite preghiere sul sagrato delle Chiese di paese, distruggono allegramente l’onesta vita di una semplice famiglia di taglialegna, ma questo è sicuramente il racconto da me preferito tra i tre della raccolta. Alla fine di lupi mannari neanche traccia, ma scorre ad ogni pagina la vergogna di chi, mosso da invidia e superstizione, ammazza i fratelli per i quali poco prima aveva pregato 

Azuna

All’inizio sembra il più classico dei tre racconti: c’è tutto quello che un lettore di vicende licantropesche vorrebbe trovare. Il bosco, la luna piena, la bestia che dilania le vittime con dovizia di particolari. Ma poi, sul finire, emerge tutta l’originalità della visione di Pilo, con una trovata geniale ed efficace che, oltre ad avvincere il lettore per la fluidità della narrazione, spiega anche, tessendo la tela in modo certosino, molte delle cose che, riguardo all’uomo lupo, vedrete al cinema, leggerete o ascolterete al tepore del camino con in mano un buon bicchiere di Amaro delle Pietre.