I sistemi EPR, organizzati in vario modo nell'UE, prevedono in buona sostanza che i produttori di un bene, all'atto dell'immissione sul mercato, versino un contributo ambientale

I sistemi EPR, organizzati in vario modo nell'UE, prevedono in buona sostanza che i produttori di un bene, all'atto dell'immissione sul mercato, versino un contributo ambientale in un apposito fondo, costituito presso un istituto di diritto privato, per farsi carico del ciclo di vita "dalla culla alla culla" (dalla culla alla tomba è fuori legge in regime di economia circolare) del bene prodotto quando questo diventerà un rifiuto.
Questi istituti, per due sistemi tra i più importanti in Italia, sono il CONAI (per gli imballaggi) ed il CDCRAEE per i rifiuti elettrici ed elettronici.
Il contributo, oltre a servire per le operazioni di raccolta, selezione, trattamento, riciclaggio e recupero, dovrebbe svolgere un fondamentale ruolo nel campo della prevenzione: dovrebbe cioè essere più alto per i beni meno durevoli e meno riciclabili.
Un sistema perfetto dovrebbe permettere al consumatore di poter scegliere, all'atto dell'acquisto, a favore di bene più ambientalmente sostenibile, a parità di condizioni (qualità del bene).
Quasi mai è così: per una bottiglia di acqua, ad esempio, a parità di composizione idrochimica non posso scegliere quella che utilizza un imballaggio più leggero e più facilmente riciclabile semplicemente perché sulle confezioni questo non è quasi mai chiaramente indicato.
L'esperienza ci mostra che il ruolo orientativo del consumatore, anche in questo campo, è fondamentale.
E' un peccato perché nell'ambito degli imballaggi esistono contributi differenziati, per quelli in plastica e carta, in funzione della diversa riciclabilità: il consumatore dovrebbe essere edotto di queste differenze per orientare le scelte "ambientali" del produttore.
Tra i due sistemi, che restituiscono risultati importanti per il Paese e che quindi funzionano, preferisco quello dei RAEE: la governance, per tutti i beni elettrici ed elettronici, è in capo al CDCRAEE che intrattiene tutti i necessari rapporti con le imprese di raccolta e con i comuni per il ristoro dei costi da questi sostenuti.
Infatti, per poter adempiere ai propri obblighi, i produttori di imballaggi e di RAEE sottoscrivono, per il tramite del CONAI e del CDCRAEE, degli accordi di programma: nel primo caso con l'ANCI e nel secondo caso anche con le associazioni delle imprese che materialmente raccolgono i rifiuti su "incarico" dei comuni.
Per i RAEE l'accordo è valido per tutti i rifiuti di questo tipo, essendo unico e centralizzato il sistema di governance. Per gli imballaggi, al contrario, il CONAI è responsabile solo di una parte (seppur maggioritaria) dei rifiuti di imballaggio.
Ma in entrambi i casi il sistema EPR consente ai comuni di poter conferire i rifiuti di imballaggio ed i RAEE, ricevendo dei corrispettivi economici in funzione della purezza del rifiuto raccolto, risolvendo così gran parte delle problematiche connesse alla gestione di questi flussi.
Situazione che, al contrario, è ben diversa per altri due importanti "filiere", come l'organico e l'indifferenziato, per le quali la mancanza di impiantistica genera le ben note criticità, diffusissime al centro ed al sud del Paese.
In sintesi, per i rifiuti di imballaggio ed i RAEE basta una buona ed efficiente raccolta differenziata