Introduzione

L’economia circolare, una volta attuata, introdurrà una grande rivoluzione industriale: lo sfruttamento delle risorse naturali e del territorio si ridurrà drasticamente, i rifiuti diminuiranno in quantità ed in peso e quelli prodotti saranno gestiti in maniera eco-compatibile.

Proprio relativamente ai rifiuti, le direttive europee per l’attuazione dell’economia circolare hanno posto degli obiettivi piuttosto impegnativi per tutti gli Stati dell’Unione e questi possono essere sinteticamente, ma non esaustivamente, riassunti in due semplici numeri.

Dal 2035, il riciclaggio effettivo dei rifiuti prodotti dovrà essere pari ad almeno il 65% in peso degli stessi ed il ricorso alla discarica, che sottrae materiali ai cicli produttivi oltre a deturpare i territori, non potrà superare il 10%.

Come in tutti i sistemi, da quelli economici a quelli fisici, passando per quelli socio-politici, anche l’economia circolare ha delle leggi che devono essere comprese affinché ogni attore, dal cittadino al decisore politico, passando per i produttori di beni ed i gestori dei rifiuti, possa dare il proprio contributo alla nobile causa della protezione dell’ambiente e del contrasto al cambiamento climatico.

Lo scopo di questo manuale è proprio quello di fornire alcuni elementi, espressi nella forma fisico – matematica delle leggi e dei relativi corollari, che mettano in condizione il lettore di valutare, con cognizione di causa, quanto sarà necessario realizzare nei prossimi anni per “transitare” dalle economie lineari a quelle circolari, dallo sfruttamento delle risorse naturali al loro sostenibile utilizzo.

La prima legge fondamentale

A volte, ascoltando alcuni interventi in convegni o in programmi televisivi, al bar o al circolo del tennis, si potrebbe quasi pensare che, con l’avvento miracoloso dell’economia circolare, non esisteranno più le odiate fabbriche, né i malvisti impianti per il trattamento dei rifiuti; niente più camion ed autostrade, né ferrovie e treni ad alta velocità.

Infatti, più volte mi è capitato di ascoltare la delirante frase (e non solo alla bocciofila, sia chiaro): <<Ora arriverà l’economia circolare!>> sottintendendo, con sguardi sornioni e gestualità altisonanti (tutte cose impossibili da riprodurre in un testo), che presto si tornerà alla tanto amata (ma ben poco conosciuta) società contadina, dove tutti recupereremo la felicità perché saremo in armonia con la natura.

In realtà, al di là del fatto che tutte le cose sottintese sopra riportate andrebbero provate, l’economia circolare, di cui praticamente tutti parlano da qualche anno a questa parte, è ben altro e molto più simile alla situazione attuale di quanto si possa pensare.

Infatti, la vera rivoluzione non avverrà relativamente al sostantivo (economia), ma riguardo al suo attributo (circolare). Quello che si sta cercando di costruire, infatti, è un nuovo sistema economico con produzione di beni ed erogazione di servizi e, per fortuna, da nessuna parte è scritto (almeno non nelle norme ufficiali, europee e nazionali) che dovremo tornare a vivere sulle palafitte rincorrendo cinghiali ed altra selvaggina.

Il progresso, infatti, ha portato molte positività (a cominciare dalla aumentata speranza di vita e dall’accesso all’istruzione) e non si comprende perché mai dovremmo rinunciarvi: pertanto anche nel mondo dell’economia circolare, semmai vedrà luce, si continuerà a crescere economicamente, ma in un modo diverso da quello vissuto fino ad oggi.

E qui veniamo all’aggettivo “circolare”.

Nell’economia detta “lineare” prelevavamo, anzi preleviamo, ingenti quantità di materie dagli ambienti naturali (acqua, legname, minerali, terre, carbone, petrolio, gas) per trasportarle anche a lunghissima distanza, nei luoghi di lavorazione, con ingenti ed immaginabili danni (apertura di cave, disboscamenti selvaggi, prosciugamento di bacini idrici, emissioni atmosferiche).

Nella nuova “economia circolare”, mossi dalla consapevolezza che questo andazzo ci avrebbe portato ben presto alla rovina (ed un plauso alla tanto vituperata Unione Europea che si è mossa per prima su questo fronte) ed avendo scoperto che molte delle materie necessarie ai nostri processi produttivi le abbiamo già in casa (nel vero senso della parola, essendo gli oggetti suscettibili di diventare rifiuti) abbiamo cominciato a muoverci, sia a livello normativo che tecnico, per far sì che il recupero di materia ed energia dagli scarti arrivi ai massimi livelli possibili e che i prodotti siano più durevoli e più facilmente trattabili, una volta diventati rifiuti.

Enunciamo pertanto la Prima legge fondamentale dell’economia circolare:

“L’economia circolare

non prevede una decrescita economica

(più o meno felice)”

La prima legge fondamentale può essere agevolmente rappresentata su un diagramma di tipo cartesiano (figura 1) dove in ascisse rappresentiamo i benefici ambientali (positivi a destra del punto O) e sulle ordinate i dati economici: guadagni (al di sopra del punto O) e perdite (al di sotto del punto O).

Nel quadrante in alto a destra avremo, contemporaneamente, un beneficio ambientale ed un guadagno economico, saremo pertanto nel campo dell’economia circolare; nel quadrante in alto a sinistra avremo dei guadagni economici, ma delle negatività ambientali, posizionandoci pertanto in un’economia lineare.

Nel quadrante in basso a destra avremo dei benefici ambientali e delle perdite economiche e pertanto saremo nel campo di una decrescita felice (felice per chi, non è dato sapere) ed infine nel quadrante in basso a sinistra avremo sia negatività ambientali che perdite economiche, posizionandoci pertanto sicuramente nel campo della decrescita infelice.

Al lettore lascio la briga di esercitarsi nel collocare scelte e strategie, locali o nazionali, in uno dei quattro quadranti.

Figura 1 – Rappresentazione cartesiana della prima legge fondamentale dell’economia circolare

Grafico cartesiano della Prima legge dell'economia circolare