Frequentando convegni, riunioni e simposi avverto troppo spesso una sensazione che mi allarma. Sembra infatti affermarsi il concetto che l’economia circolare sia una questione che riguardi solo i rifiuti, che dovrà essere affrontata e smarcata solo da chi si occuperà di gestirli dal 2035 in poi. Si evidenzia spesso, infatti, che con l’affermarsi dell’economia circolare dovrà essere drasticamente ridotto il ricorso alle discariche ed altrettanto sensibilmente aumentato il riciclaggio effettivo di tutti i flussi di rifiuti, dall’organico alla carta, dal vetro all’alluminio, dalla plastica all’acciaio, dal legno agli ingombranti e così via.

Ma, per quanto raccontato a proposito della prima legge, l’economia circolare è un tentativo di rivoluzione che dovrà riguardare soprattutto la produzione dei beni. In altri termini, si dovranno innanzitutto produrre imballaggi meno pesanti in modo da utilizzare meno materia vergine e/o riciclata ottenendo gli stessi scopi di protezione del bene che dovranno contenere (bottiglie per acqua meno spesso, scatole per scarpe meno pesanti e così via); contemporaneamente, gli imballaggi dovranno essere sempre più facilmente riciclabili. Si otterrà quindi una riduzione di rifiuto – si comprende bene come un imballaggio diventi subito rifiuto non appena ha terminato di proteggere il bene che conteneva – ed una sua migliore e maggiore riciclabilità.

Parallelamente e sempre con riferimento agli imballaggi, si dovrà cercare di eliminare tutti quelli inutili, di orpello, realizzati a puri fini di marketing, attività che dovrà necessariamente lasciare il passo ai più nobili obiettivi di protezione dell’ambiente.

Ad esempio, sarà rarissimo nell’avanzata era dell’economia circolare, trovarsi tra le mani bottiglie per acqua, che sarebbero perfettamente riciclabili se non fossero ricoperte di multicolori etichette fissate con collanti di difficile rimozione.

Ma il nuovo modo di progettare i prodotti dovrà riguardare anche le apparecchiature elettriche ed elettroniche che dovranno durare di più (non è pensabile avere rotture e malfunzionamenti in tempi troppo ravvicinati rispetto alla data di acquisto) e quindi, a tendere, questi apparecchi saranno sempre di migliore qualità. E, come per gli imballaggi, arrivati a fine vita dovranno essere facilmente smontabili, al fine di recuperare quanto ancora in buono stato per evitare di “buttare il bambino insieme all’acqua sporca”.

Simile evoluzione dovranno avere i mobili, i mezzi di trasporto, le batterie, gli penumatici: in pratica, senza addentrarsi in un elenco infinito di prodotti che sarebbe di fatto noioso al pari del “rubamazzetto”, l’economia circolare dovrà perseguire la qualità, la durabilità e la riciclabilità di tutti i prodotti fin dalla fase della progettazione.

Se non si dovesse intervenire in questo senso l’economia circolare sarà sempre monca e raggiungerà solo una piccola parte degli ambiziosi obiettivi in merito alla riduzione dell’inquinamento, delle emissioni climalteranti e delle deturpazioni ambientali.

Possiamo pertanto enunciare la Seconda legge fondamentale dell’economia circolare:

“L’economia circolare non riguarda solo la gestione dei rifiuti, ma soprattutto l’eco - progettazione dei prodotti”

Per quanto scritto in questo capitolo, possiamo facilmente comprendere come, dalla seconda legge, discendano due corollari.

Primo corollario alla seconda legge fondamentale:

“Se si producono beni secondo i principi dell’economia lineare, la gestione dei rifiuti non potrà fare miracoli”

A questo proposito si pensi al caso della bottiglia per acqua cosparsa di collante e ricoperta da etichette difficilmente rimovibili o al telefonino che diventa inservibile dopo appena dieci mesi dall’acquisto.

Secondo corollario alla seconda legge fondamentale:

“Se si producono beni non riciclabili la gestione dei rifiuti non potrà fare miracoli”

E per questo secondo corollario potrei portare ad esempio i tubetti di dentifricio, costituiti da diversi strati di materiali diversi e, ovviamente, ben “contaminati” dal prodotto avanzato e non estraibile ulteriormente.

Anche la seconda legge può essere rappresentata in un grafico di tipo cartesiano (figura 2) dove in ascissa riportiamo le performance nella gestione dei rifiuti (migliorano partendo dal punto O e andando verso destra) e nelle ordinate i parametri relativi all’eco-design (che, similmente, migliorano partendo dal punto O e andando verso l’alto).

I territori (nazioni, regioni, province, comuni) o anche i cittadini, con le loro singole scelte sia di acquisto consapevole (prodotti biologici, durevoli, a basso contenuto in imballaggi, ecc.) che di collaborazione nella gestione dei rifiuti (corretta esecuzione della raccolta differenziata, contrasto ai comitati del no a tutto, mantenimento del decoro dei territori, ecc.), si posizioneranno in uno dei quattro quadranti.

In quello in alto a destra avremo, contemporaneamente, efficaci gestioni dei rifiuti e prodotti realizzati tenendo conto dei principi della riduzione degli impatti ambientali e pertanto saremo nel campo della piena attuazione dell’economia circolare.

Nel quadrante in alto a sinistra, accanto ad un avanzato eco-design, assisteremo ad inefficaci gestioni dei rifiuti o per raccolte poco sviluppate o per mancanza di impianti industriali di trattamento e recupero o per entrambi questi fattori. Per portare a regime questi territori serviranno almeno cinque anni, mantenendo un atteggiamento positivo, al fine di programmare, progettare e realizzare l’impiantistica necessaria e procedere allo sviluppo delle raccolte differenziate.

Nel quadrante in basso a destra ci troveremo in situazioni in cui la gestione dei rifiuti è efficace, efficiente e sostenibile, ma parallelamente non è stato sviluppato un design di prodotto in linea con i nuovi principi: in questi casi i tempi di adeguamento potrebbero addirittura essere superiori a quelli del quadrante “in alto a sinistra” se non interverranno molteplici interventi, normativi e industriali, interessanti tutta la filiera produttiva. E’, di fatto, la situazione che si registra nei Paesi europei e nelle regioni italiane in cui la gestione dei rifiuti prevede alti tassi di riciclaggio e di recupero di energia e scarso o nullo ricorso alla discarica.

Nel quadrante in basso a sinistra, infine, saremo nella situazione più disperata con gestioni rifiuti primitive e prodotti poco durevoli, pesanti ed ingombranti con tempi di adeguamento alle nuove direttive superiori verosimilmente ai 3 / 4 lustri. E’ la situazione che oggi si riscontra nei Paesi europei e nelle regioni italiane in cui la raccolta differenziata ed il riciclaggio ancora non decollano, è elevato il ricorso alla discarica e mancano gli impianti necessari

Rappresentazione cartesiana della seconda legge fondamentale dell’economia circolare

Rappresentazione cartesiana della seconda legge fondamentale dell'economia circolare