Da quanto scritto finora dovrebbe essere chiaro quanto siano importanti gli impianti anche nella nuova era dell’economia circolare. Anzi, ad essere precisi, mentre in un sistema economico lineare basterebbe fare un poco di buchi a terra ove sotterrare i rifiuti e finirla lì, dovendo conseguire importanti obiettivi di riciclaggio e di recupero energetico per ottenere importanti benefici ambientali, realizzare gli impianti diventa ora ancora più urgente.

Gli impianti, in una gestione razionale del ciclo dei rifiuti, sono importanti in tutte le fasi della filiera: servono impianti per coadiuvare le attività di raccolta, ad esempio, perché è impensabile che con i piccoli mezzi che girano per i centri storici delle nostre città e dei nostri borghi si possa raggiungere l’impianto di trattamento.

I rifiuti vanno pressati e imballati per ridurre al minimo i trasporti che, come noto, contribuiscono in maniera importante alle emissioni inquinanti e climalteranti.

E neanche è possibile pensare che basti fare delle buone raccolte differenziate per ottenere i tanto attesi benefici ambientali.

Quella che noi chiamiamo plastica, infatti, è un insieme di polimeri diversi che innanzitutto vanno depurati da tutte le frazioni estranee (etichette delle bottiglie di acqua, ad esempio) e poi separati per tipologia chimica per essere avviati agli impianti di preparazione per i successivi impianti di riciclo. E questi impianti sono piuttosto complessi, necessitano di investimenti importanti e di personale qualificato per funzionare al meglio. Una volta, poi, che tutte le plastiche di diversa composizione chimica sono state separate, queste vanno lavorate in successivi impianti in cui vengono prodotti pellets che costituiscono la materia prima seconda per gli impianti di riciclaggio veri e propri che da questi materiali otterranno nuovi manufatti.

La carta, similmente, una volta raccolta deve essere liberata da tutte le frazioni contaminanti come plastiche, metalli, collanti; e anche queste operazioni non sono banali. Quindi va pressata ed imballata ed inviata alle cartiere dove finalmente si potranno produrre nuove bobine.

Quelli che poi chiamiamo metalli e che raccogliamo, solitamente, insieme alle plastiche sono un insieme di materiali costituiti principalmente da alluminio ed acciaio, oltre che da altri metalli ferrosi. Questi vanno innanzitutto separati dalla plastica con cui sono stati raccolti, quindi si dovranno separare l’alluminio dall’acciaio e, uno volta pressati ed imballati, potranno essere inviati agli impianti di riciclaggio che, fondendoli e facendone lingotti, produrranno nuova materia prima per i cicli produttivi.

Anche il vetro, poi, dovrà essere ripulito dalle etichette, dalle reggette metalliche e dovrà essere suddiviso per colore al fine di predisporre materiali omogenei pronti per essere inviati nelle fonderie che li lavoreranno per produrre nuove bottiglie e nuovi manufatti.

Molti degli scarti prodotti dagli impianti sopra sommariamente descritti avranno ancora un contenuto energetico considerevole e anche se non potranno essere riciclati perché appunto scarti, potranno essere utilmente bruciati negli inceneritori per recuperare l’energia in essi contenuti. Così come negli inceneritori sarà necessario inviare i rifiuti urbani residui dalla raccolta differenziata, cioè quei materiali non riciclabili, per poterli sottrarre alla discarica e rispettare le direttive comunitarie sull’economia circolare.

E da ultimo, anche se di una importanza notevole, rimane da considerare l’organico (scarti di mense e cucine) ed il verde prodotto dalle potature di giardini pubblici e privati. Queste frazioni vanno inviate in impianti che siano in grado di sfruttarne tutte le potenzialità, come i digestori anaerobici che, dopo aver ripulito quanto raccolto da tutte le frazioni estranee (plastica, materiale non compostabile) saranno in grado di produrre metano che, per la sua origine, avrà un impatto in termini di emissioni climalteranti pari a zero. E anche gli scarti di questi impianti dovranno essere utilmente recuperati energeticamente negli inceneritori.

Possiamo pertanto enunciare la Quarta legge fondamentale dell’economia circolare:

“Nei sistemi economici circolari sono fondamentali gli impianti industriali”

Dalla quarta legge discendono tre corollari particolarmente spinosi:

Primo corollario alla quarta legge fondamentale:

“Chi si oppone alla realizzazione degli impianti contrasta l’economia circolare e pertanto reca un danno all’ambiente”

Per quanto abbiamo rapidamente descritto, infatti, senza impianti sarà impossibile realizzare un sistema circolare e l’alternativa sarà di permanere nell’economia lineare, con tutti i problemi di natura ambientale facilmente immaginabili.

Secondo corollario alla quarta legge fondamentale:

“Non basta raccogliere i rifiuti: poi bisogna avere un impianto ove conferirli”

In altri termini, le migliori raccolte differenziate non accompagnate da adeguate dotazioni impiantistiche, recheranno maggior danno ambientale rispetto al mero smaltimento in discarica del rifiuto indifferenziato. Se, infatti, l’organico raccolto dovrà essere caricato su migliaia di tir o imponenti navi per essere trasportato a migliaia di chilometri di distanza, le emissioni saranno tali da vanificare tutti i benefici derivanti dal processo di riciclaggio.

Per cui vale senza dubbio il terzo ed ultimo corollario della quarta legge fondamentale dell’economia circolare:

Terzo corollario alla quarta legge fondamentale:

“La sindrome NIMBY (fate quello che volete, ma non nel mio territorio), in quanto sindrome va affrontata e curata pena il fallimento dei principi dell’economia circolare”

Anche la quarta legge fondamentale può essere rappresentata in un diagramma di tipo cartesiano in cui sulle ascisse rappresentiamo le raccolte differenziate (positive a destra del punto O) e sulle ordinate le dotazioni impiantistiche (positive al di sopra del punto O).

Avremo pertanto nel quadrante in alto a destra i territori in cui a ottime raccolte si accompagnano adeguati parchi impiantistici di trattamento; nel quadrante in alto a sinistra i territori dotati di impianti, ma con inefficaci attività di raccolta (caso più teorico che pratico); nel quadrante in basso a destra situazione con ottime raccolte, ma scarsa dotazione impiantistica (situazione, purtroppo, molto diffusa) e nel quadrante in basso a sinistra le aree dove a raccolte inefficaci si aggiungono scarse o nulle presenze di impianti di trattamento.

Rappresentazione cartesiana della quarta legge fondamentale dell’economia circolare

Rappresentazione cartesiana della quarta legge fondamentale dell'economia circolare